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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Motivazione intrinseca ed estrinseca

Motivazione intrinseca ed estrinseca Gli stimoli interni generano motivazione intrinseca e sono determinati dal desiderio e dalla soddisfazione di raggiungere un obiettivo; gli stimoli esterni sono al di fuori del controllo dell’individuo e generano  motivazione estrinseca : in questi casi il soggetto si impegna nell’espletamento di un compito per  ottenere benefici  o  evitare circostanze negative . Facciamo un esempio per chiarirci: studenti intrinsecamente motivati allo studio godono dell’attività di apprendimento e dunque sono interessati allo studio in sé e non ai vantaggi che derivano dalla riuscita scolastica; per loro è importante l’ acquisizione di nuove abilità  e il  miglioramento delle loro conoscenze  anche attraverso errori e tentativi non coronati da successo. Gli studenti motivati estrinsecamente invece, s’impegnano nello studio per motivi esterni ad esso, per esempio per ricevere buone votazioni: in molti casi preferiscono una valutazione positiva in compiti sem

Le spinte della motivazione estrinseca

Le spinte della motivazione estrinseca Vi è mai capitato di lavorare ininterrottamente su qualcosa senza sentire stanchezza fisica e mentale? Di rimanere assorti nella lettura di un libro senza accorgervi di aver superato la stazione in cui scendere? O di essere così coinvolti in un’attività sportiva da non volerla finire? Bene, l’esperienza più rilevante di motivazione intrinseca, nel lavoro, nello sport o nello svago, si ha nella cosiddetta  “esperienza di flusso” : un’esperienza di alta concentrazione su una situazione, caratterizzata dal coinvolgimento dinamico e completo di tutta la persona che, fortemente motivata, ha accesso a tutte le sue potenzialità, ha una  concentrazione totale  e prova un forte senso d’ autoefficacia . In questo caso vi è una perdita della dimensione temporale ed una focalizzazione attentiva sul presente che esclude tutti gli stimoli non connessi al compito. Una condotta a motivazione intrinseca di questo tipo può favorire la condizione ottimale per

MOTIVAZIONE INTRINSECA

MOTIVAZIONE INTRINSECA: QUANDO LA CHIAVE DI VOLTA È LA PASSIONE Le diverse attività nelle quali ci impegniamo quotidianamente sono solo motivate dal valore strumentale che hanno per noi o possono anche essere motivate semplicemente dal piacere che noi proviamo nel realizzare quella specifica attività? Scopriamo quando la motivazione è intrinseca Si può  definire la motivazione intrinseca  come l’insieme delle sensazioni positive associate al fatto di svolgere bene una attività o un lavoro, dunque si intende la motivazione a  fare qualcosa “per il gusto o il piacere di farlo” . La motivazione intrinseca è legata ad una forza, ad una  spinta interiore  e non a sollecitazioni e ricompense esterne: è una sorta di  commitment personale . Le emozioni ad essa collegate sono la  curiosità , il  piacere  e la  gratificazione in sé . La motivazione intrinseca implica buoni livelli di  autostima  e una preferenza per  compiti sfidanti : un compito o un’attività troppo semplice non dest

Dare un significato a ciò che ci “accade”

Dare un significato a ciò che ci “accade” L’esperienza non è ciò che ti accade; è ciò che fai con ciò che ti accade.   Aldous Huxley Dall’inizio dei tempi, l’uomo si è sempre adoperato per trovare soluzioni ai suoi problemi fisici, materiali ed esistenziali, per sopravvivere a carestie, guerre, malattie, perdite. Ciò è possibile perché siamo “programmati” per resistere alle sventure, superarle, e convivere quotidianamente con lo stress, al punto che si potrebbe dire che l’abilità di combattere e rialzarsi  più forti di prima è la regola nel mondo umano,  e che oggi chiamiamo  “resilienza”. La  resilienza è quindi la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi  traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle avversità, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.  L’ Inatteso  ci pone di fronte ad una serie di domande da cui non è possibile fuggire:«  Perché proprio a me?»  «Che s

LOCUS OF CONTROL

Nelle  scienze psicologiche , il termine di derivazione  anglofona   Locus of control  (luogo di controllo), indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi  comportamenti  o azioni, oppure da cause esterne indipendenti dalla sua  volontà . Sono state individuate due tipologie di  locus of control : Interno: che è posseduto da quegli individui che credono nella propria capacità di controllare gli eventi. Questi soggetti attribuiscono i loro successi o insuccessi a fattori direttamente collegati all'esercizio delle proprie abilità, volontà e capacità. Esterno: posseduto da parte di coloro che credono che gli eventi della vita, come premi o punizioni, non sono il risultato dell'esercizio diretto di capacità personali, quanto piuttosto il frutto di fattori esterni imprevedibili quali il caso, la fortuna o il destino. Il costrutto del "luogo del controllo interno/esterno" fu sancito per la prima volta nel

EFFETTO PIGMALIONE

L' effetto Pigmalione , noto anche come  effetto Rosenthal , deriva dagli studi classici sulla “ profezia che si autorealizza ” il cui assunto di base può essere così sintetizzato: se gli  insegnanti  credono che un  bambino  sia meno dotato lo tratteranno, anche  inconsciamente , in modo diverso dagli altri; il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza; si instaura così un  circolo vizioso  per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l'insegnante lo aveva immaginato. Va specificato che questo comportamento può essere attribuito al fatto che il bambino, in maniera inconscia, creda che il giudizio negativo del proprio insegnante svaluterà i suoi eventuali risultati; quindi appartenendo ad un contesto sociale dove viene valutato in base al suo rendimento, il fatto che ad un uguale risultato per lui corrisponda una valutazione differente, lo può portare a giudicare il suo lavoro dispersivo. Inoltre il fatto che l'insegnante stesso

CIRCOLO DI AUTOSTIMA

CONTESTI EDUCATIVI

I contesti educativi sono tali quando producono insegnamento/apprendimento. Esistono tre tipologie di contesti educativi in cui il soggetto si imbatte nel corso della vita: prima di tutto la famiglia, poi la scuola e infine l’ambiente lavorativo. Dei contesti educativi formali per l’insegnamento ufficiale esplicito, fanno parte tutti i tipi di scuola con la rispettiva natura (laica/religiosa, pubblica/privata) e con le varie e molteplici origini, ragioni e finalità. I contesti caratterizzati da insegnamento informale, sono le varie tipologie di famiglie, da quelle tradizionali a quelle monoparentali: non c’è infatti un orario di lezione, non ci sono test di verifica, non ci sono insegnanti e non ci sono contenuti disciplinari strutturati; tuttavia la famiglia svolge un’attività di educazione costante e continua. (Ochs parla dell’importanza delle conversazioni a tavola, in cui il linguaggio è un mezzo per insegnare ed apprendere.) I contesti di lavoro sono definiti contesti d’educazione

Il dialogo socratico

Il dialogo socratico La prima forma di dialogo educativo di cui abbiamo conoscenza è il dialogo socratico, che prende il nome dal losofo ateniese Socrate. Atene nel V secolo a.C. era la più vivace città della Grecia, retta da un governo democratico (ma aperto ai soli cittadini maschi adulti ateniesi). Per partecipare alla vita politica democratica era necessario possedere una buona formazione generale e abilità nelle arti del discorso, in modo da avere la meglio nel confronto politico con gli avversari. Ad insegnare l’arte del discorso erano i so sti, i primi maestri a pagamento della storia, che insegnavano la retorica (l’arte dei lunghi discorsi che puntavano alla persuasione), e la dialettica (l’arte delle serrate argomentazioni logi-che con le quali smontare le tesi degli avversari in un faccia a faccia con l’interlocutore). In quest’arte in particolare diventò maestro Socrate, che non era un sofista, ma un uomo animato da un forte desiderio di conoscere la verità. Attraverso il di

Il dialogo educativo

Il dialogo educativo Ruoli e funzioni nel dialogo educativo Per capire meglio il dialogo educativo, introduciamo due termini della sociologia: status e ruolo. Il primo indica la posizione che una persona occupa nella società; il secondo il comportamento di chi occupa quella posizione. È immediato assegnare ai membri della relazione educativa gli status di insegnante e di allievo. Il concetto di status implica una subalternità gerarchica, cioè un rapporto tra un superiore (docente) e un inferiore (allievo). La pedagogia moderna, però, insistendo sul tema della reciprocità, pone maggiormente l’accento sul concetto di ruolo – e quindi sulla divisione di ruoli tra docente e allievi – piuttosto che su quello di status. L’autorità dell’insegnante, basata sulle competenze “tecniche”, non sarebbe così separata dalla sua “umanità”. Sebbene, sul piano istituzionale, la scuola preveda una di erenziazione di status, e l’allievo stesso si aspetti dall’insegnante un comportamento consono all