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Visualizzazione dei post da ottobre, 2017

IO INTERIORE

I o  in filosofia è il principio della  soggettività , attività di  pensiero  alla quale è stato spesso attribuito un valore particolare poiché è il fulcro da cui nasce la riflessione  filosofica  stessa. Il concetto di Io corrisponde infatti al momento in cui  pensante  e  pensato  sono presenti al  pensiero  come la medesima realtà: nel momento in cui mi trovo a riflettere su di me,  soggetto  e  oggetto  vengono cioè a coincidere e non hanno più una connotazione che li differenzia. Questa  unione  immediata di soggetto e oggetto, essere e pensiero, ha rappresentato uno dei principi fondanti che hanno contraddistinto lo sviluppo della filosofia occidentale, evolvendosi progressivamente a partire dagli  antichi greci , fino in particolare all' Idealismo  di  Fichte , il quale pose all'origine della sua filosofia l'auto intuizione  dell'Io puro, da lui assimilata all' io penso  kantiano. L'io era stato definito da  Kant  come l'unità sintetica originaria (o 

AUTO REALIZZAZIONE

Con Piaget l’Io intellettivo viene posto al centro della personalità, ma si spiega anche che esso nasce dalla biologia, dall’azione e dall’esperienza, ma non può essere ricondotto (una volta nato) a questi fattori che lo hanno generato. Psicologia umanistica è rappresentata da May, Rogers e Maslow. Questi autori hanno sviluppato diversamente la  psicologia della personalità, ma hanno un punto in comune: riconoscono l’esistenza nella  personalità umana di componenti che non possono essere ricondotte direttamente a fattori ambientali o psicodinamici. Ritengono che il bisogno di autorealizzazione, della spinta verso la compiutezza del Sé siano assunti condivisi, e non si può parlare solo di bisogni primari o di risposta a condizionamenti ambientali, ma affermano che in ciascuno di noi esiste una spontanea, autonoma e insopprimibile tendenza a realizzare qualche cosa che ha in se stesso i propri  parametri di aspettativa ed è quindi il nucleo più irriducibile del proprio “Io” interiore. 

LA TEORIA SISTEMICA

Con il termine  psicologia sistemica  si è soliti fare riferimento a quel complesso di ipotesi e ricerche che, nel tentativo di superare l'ottica centrata esclusivamente sull'individuo tipica della  psicologia tradizionale, fanno riferimento alla teoria generale dei sistemi di autori come  Ludwig von Bertalanffy  e alla  cibernetica  per lo studio della comunicazione e, dunque, della psicologia. Gli autori principali che hanno fondato questo orientamento, a partire dalla fine degli  anni '50  al  Mental Research Institute  di  Palo Alto  (v. anche  Scuola di Palo Alto ), sono  Paul Watzlawick  e  Gregory Bateson . Pragmatica della comunicazione umana: studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi   (1971) -   Paul Watzlawick ,   Janet Helmick Beavin   e   Don D. Jackson Change: la formazione e la soluzione dei problemi   (1974)   Paul Watzlawick La realtà della realtà. Confusione, disinformazione, comunicazione   (1976)   Paul Watzlawick

LA TEORIA UMANISTA

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo si afferma, all’interno della psicologia, una Terza Forza, una nuova tipologia di pensiero che si contrappone sia alla psicoanalisi sia al comportamentismo, ossia la Psicologia Umanistica. Il modello umanistico focalizza il suo interesse sull’esperienza concreta dell’individuo, sul qui e ora della realtà e sull’uomo in quanto individualità singola. Gli argomenti di cui si interessa questo ramo della psicologia sono quelli che non hanno trovato molto spazio nelle teorie precedenti e sono l’amore, la creatività, la crescita, l’organismo, l’autorealizzazione, il gioco, la trascendenza dell’Io, la responsabilità etc. e il modello dell’uomo al quale tende si basa su una visione non deterministica dell’agire umano, ossia l’individuo viene ritenuto in grado di crearsi autonomamente il proprio destino. A gettare le basi del movimento sono  Carl Rogers 1  e  Abraham Maslow 2 La teoria rogersiana della personalità si basa sul concetto di or

LA TEORIA PSICOANALITICA

L ’interpretazione dei sogni  di  Sigmund Freud  è un vero e proprio  spartiacque  non solo per la  teoria psicoanalitica  (che vedrà in quest’opera un caposaldo imprescindibile per la propria nascita e fondazione) ma anche per la  “visione del mondo”  dell’intero Novecento. È infatti qui che Freud definisce - sulla scorta dei  casi clinici  analizzati nel suo studio, nonché sulla  personale autoanalisi  - alcuni concetti portanti sia per la terapia della cura psicoanalitica dei disturbi mentali che per la  teoria d’interpretazione dell’inconscio . Dalla natura sessuale delle  nevrosi  al meccanismo della  libera associazione  onirica e al suo funzionamento, passando per il  transfert  terapeutico e per il  complesso di Edipo ,  L’interpretazione dei sogni  getta le basi dei lavori a venire, da  Psicopatologia della vita quotidiana  ai  Tre saggi sulla teoria sessuale  fino agli studi degli anni Venti ( Al di là del principio di piacere  e  L’Io e l’Es , tra gli altri). Nello svilup

LA RELAZIONE EDUCATIVA

La relazione rappresenta una delle caratteristiche distintive della figura dell’educatore professionale e della sua “missione”, il modo attraverso il quale le intenzioni educative diventano lavoro e risultati educativi. Laddove non c’è relazione interpersonale non c’è la possibilità di dare seguito alle intenzioni educative e, conseguentemente, espirare a ottenere dei cambiamenti. Oltre che sulla relazione interpersonale, l’atto educativo si fonda sulle prospettive della globalità (considerare l’insieme della persona), dell’operatività (l’azione operativa deve tener conto del futuro), dell’integrazione individuo/società nella direzione dell’autoeducazione (l’educazione deve stimolare l’autonomia personale) e nella direzione del principio di realtà (l’educazione stimola la comprensione dei limiti). La relazione presenterà sfumature diverse a seconda che l’incontro si realizzi in luoghi aperti e destrutturati, per esempio gli ambiti dell’educativa di strada, o in luoghi chiusi e struttur