Passa ai contenuti principali

L'educazione nell'islam

I Cinque pilastri dell'islam sono alla base dell'educazione del fedele musulmano.
Il Corano è un codice religioso, giuridico, morale e sociale, e quindi, nel suo insieme, è anche un codice generale dell'educazione che riguarda sia i bambini di una certa età e sia gli adulti.




 Le raccomandazioni e i divieti del Corano non sono infatti destinati al bambino immaturo, ma al bambino ormai responsabile o all'adulto responsabile del bambino: la legge non si rivolge alla comunità nel suo insieme, alla quale spetta l'educazione e la correzione dei comportamenti dei giovani per renderli conformi alle prescrizioni.





L'islam raccomanda una formazione complessiva dell'essere umano: corpo, ragione, spirito, istinti e sentimenti. Si tratta di un'educazione armoniosa come preparazione alla vera vita nell'aldilà: le nozioni di bene e male devono essere apprese in vista del giudizio divino finale.
Il bambino impara subito che esiste una vita dopo la morte e che riceverà un premio o una punizione  secondo la condotta tenuta nella dunyia, la vita terrena.
L'educazione è dunque contraddistinta da un'impronta religiosa: bisogna trasmettere due valori fondamentali: la fede e la conoscenza tramite la rivelazione coranica.


Responsabilità di entrambi i genitori nei confronti delle figlie


- la bambina deve stare in casa fino ai 7 anni (nell’Islam non esiste l’asilo);
- non potete pretendere che i vostri figli non guardino certi programmi televisivi o certe riviste, se voi lo fate. Non potete pensare che solo perché siete adulti potete fare, vedere e ascoltare quello che volete, ciò oltre ad avere effetti negativi su di voi, li avrà su chi vi circonda, in particolare i vostri figli;
- bisogna tener presente che quando una bambina raggiunge la maturità, non ha solo dei doveri, ma anche dei diritti, per esempio può decidere come spendere il suo denaro, ovvio comunque che bisogna cercare di insegnare loro a spenderlo correttamente;
- le bambine hanno molto bisogno di affetto ed è possibile che facciano di tutto per attirare l’attenzione;
- non bisogna litigare davanti ai propri figli;
- non bisogna fare loro dispetti che le facciano urlare;
- bisogna accarezzarle;
- quando non potete fare quello che loro vi chiedono, spiegateglielo con il linguaggio dei bambini;
- non lasciate che i loro capricci e urla vi convincano a fare quello che vogliono;
- non fate differenze tra i figli;
- cercate di essere presenti a casa il più possibile;
- non esagerate nelle punizioni e nei premi;
- non continuate a ripetere i loro difetti;
- non esagerate nel dare libertà e nel non darla;
- lasciatele decidere in alcune questioni della casa e date loro delle mansioni (ovviamente non obbligandole);
- le figlie non devono essere educate in modo tale che in futuro diano più importanza al loro lavoro, studio e guadagno, invece che alla famiglia;
- le figlie hanno bisogno di rispetto, giustizia, ordine, libertà, indipendenza, che sia loro mostrata la via della perfezione e lo scopo della vita;
- dopo i sei anni, fratello e sorella, fratello e fratello, sorella e sorella non dovrebbero dormire nello stesso letto e baciarsi se non sulla fronte;
- le bambine devono giocare con bambine della propria età, perchè quelle più grandi potrebbero raccontare loro cose che non sono ancora pronte a comprendere;
- bisogna cercare di scegliere gli amici dei propri figli e guidarli nella scelta delle proprie amicizie;
- l’abito per le bambine: femminile, non necessariamente alla moda, che non mostri il corpo (anche in presenza del padre e del fratello), semplice (che non vuol dire che sia brutto), che non attiri l’attenzione, abbia pian piano l’aspetto dell’hijab completo;
- non bisogna dimenticare che loro stanno crescendo;
- bisogna controllare le loro letture, ciò che guardano e ciò che ascoltano;
- non bisogna parlare di certe questioni davanti a loro, per esempio questioni personali tra marito e moglie;
- non bisogna lasciare che si trucchino;
- evitare certi tipi di atteggiamenti affettuosi tra marito e moglie davanti ai figli;
- non bisogna lasciarle giocare da sole senza controllo con altri bambini (non importa se maschi o femmine);
- non bisogna parlare male del coniuge davanti a loro;
- bisogna dare importanza alle loro domande;
- i regali devono essere dati prima alle figlie;
- salutate i vostri figli, rispettando così la loro personalità;
- non considerate i loro comportamenti sciocchi e non prendetele in giro;
- rispettate le promesse fatte;
- insegnate loro a chiedere il permesso prima di entrare nella vostra camera;
- non bisogna mostrare il petto e le cosce delle proprie figlie;
- non umiliatele;
- recitate delle du°à (versetti del Corano) per loro;
- non rimproveratele in modo duro;
- comportatevi in modo tale che esse si abituino ad essere sincere;
- non spaventatele;
- lasciatele giocare liberamente in casa;
- cercate di perdonarle, non punitele sempre per i loro errori;
- non paragonatele ad altri nei rimproveri;
- non accusatele di essere bugiarde, poiché fino ai 5 anni è quasi improbabile che esse dicano bugie con cattiva intenzione, lo fanno per giocare;
- non impedite loro di fare domande;
- non parlate continuamente della morte (per esempio dei genitori), della sfiducia, ecc.., spiegate loro il vero concetto di morte;
- sviluppate i loro talenti;
- se la bambina non prega, prima ammonitela, se ciò non funziona rimproveratela e se anche questo non funziona, date un castigo. Inoltre è vero che se un bambino non prega, lo si può picchiare, ma ciò solo nei casi che gli altri metodi non funzionino e comunque la parte colpita non deve diventare rossa, altrimenti bisogna pagare una somma come risarcimento;
- non è giusto girare svestiti in casa;
- non bisogna vedere solo i loro difetti, ma anche i loro pregi;
- dovete sapere dove le vostre figlie vanno e chi frequentano;
- l’attenzione che avete nei loro confronti deve essere ragionevole, infatti non bisogna né esagerare né limitare;
- chiamatale in modo affettuoso;
- date importanza ai loro progetti per il futuro;
- tenete conto delle loro decisioni;
- fate la festa per i nove anni lunari, quando diventano mature islamicamente e comprate loro dei regali;
- preparatele ai doveri della maturità prima che compiano nove anni, incoraggiandole anche con regali, ecc.;
- bisogna dimostrare di capire la loro situazione e di comprenderle.
- Come dare consigli e ammonimenti:
• Non in presenza di altri.
• Senza esagerare.
• Non siano ripetitivi.
• Se è in un momento che è molto nervosa, aspettate che si calmi.
• Abbia più l’aspetto di un dialogo.
• A volte è necessario che sia dato in modo indiretto.
- Cercate di essere d’accordo sulle decisioni riguardo ai figli;
- cercate di non arrabbiarvi;
- cercate di non obbligarli a fare quello che chiedete loro;
- non rinfacciate i loro errori passati;
- cercate di sopportarli quando si arrabbiano nelle discussioni;
- non incominciate discussioni che sapete non avranno una conclusione;
- non rispondete sempre e solo con un “no”, spiegate la questione in modo che siano loro ad arrivare alla conclusione che non devono fare la tal cosa;
- organizzate assemblee famigliari;
- ricordate che non siete i loro padroni;
- non criticatele troppo e non criticate in modo diretto coloro che esse accettano come modello;
- ascoltate con pazienza;
- non accettate le loro richieste illogiche;
- prima di decidere su questioni che le riguardino, consigliatevi a vicenda;
- ciò che volete e decidete, fatelo per Dio e non secondo il vostro parere personale;
- evitate il più possibile le punizioni;
- non imponete le vostre scelte, anche se sbagliano, imparano;
- non prendete in giro il loro gusto;
- non parlate in un modo e comportatevi in un altro;
- non lamentatevi del passato;
- non intromettetevi troppo nelle loro questioni;
- non intromettetevi nei litigi tra figli, se non ce n’è bisogno;
- non minacciatele.

Commenti

Post popolari in questo blog

LA RELAZIONE EDUCATIVA

La relazione rappresenta una delle caratteristiche distintive della figura dell’educatore professionale e della sua “missione”, il modo attraverso il quale le intenzioni educative diventano lavoro e risultati educativi. Laddove non c’è relazione interpersonale non c’è la possibilità di dare seguito alle intenzioni educative e, conseguentemente, espirare a ottenere dei cambiamenti. Oltre che sulla relazione interpersonale, l’atto educativo si fonda sulle prospettive della globalità (considerare l’insieme della persona), dell’operatività (l’azione operativa deve tener conto del futuro), dell’integrazione individuo/società nella direzione dell’autoeducazione (l’educazione deve stimolare l’autonomia personale) e nella direzione del principio di realtà (l’educazione stimola la comprensione dei limiti). La relazione presenterà sfumature diverse a seconda che l’incontro si realizzi in luoghi aperti e destrutturati, per esempio gli ambiti dell’educativa di strada, o in luoghi chiusi e struttur

L'educazione del cavaliere

L' educazione cavalleresca , che è rivolta ai membri dell'aristocrazia non destinati alla carriera ecclesiastica. L'educazione cavalleresca è quindi la prima forma di educazione laica medioevale. Importante, sull'epopea cavalleresca, il poema della Chanson de Roland , scritta in francese nella seconda metà dell'XI secolo: si tratta di una chanson de geste appartenente al ciclo carolingio. Al futuro cavaliere vengono insegnati la lealtà al proprio signore e la fedeltà agli impegni assunti. Egli deve imparare anche a prendersi cura dei deboli e indifesi , come le donne e i bambini. Suo compito però sarà anche la difesa della Chiesa e della fede: suoi nemici saranno anche gli eretici e gli infedeli. Quindi le virtù morali e cristiane, insieme alla cortesia , sono fondamentali per il cavaliere. I cavalieri sono uomini di guerra: tuttavia è un loro punto d'onore di comportarsi "cavallerescamente" con i loro nemici. A un certo momento que

Il Logos Pedagogo

Clemente Alessandrino, direttore del Didaskaleion di Alessandria d'Egitto, riprendendo l'espressione del Vangelo di Giovanni che parla di Cristo come Logos, cioè Verbo di Dio, ne individua tre funzioni, che ricordano una tripartizione stoica: logos protrettico, cioè "esortatore", Logos pedagogo e Logos didaskalikos, cioè "istruttore". A ciascuna delle tre funzioni doveva corrispondere un'opera; la terza però, che probabilmente doveva intitolarsi Il Maestro, non è stata mai scritta. Clemente recupera il termine "pedagogo" nel significato greco di "guida": ma se il pedagogo greco accompagna a scuola l'allievo e lo segue nelle sue attività, cui il Pedagogo, che è Cristo, conduce a Dio, che è il Maestro, colui dal quale proviene ogni realtà e ogni verità. Dio = Maestro Chiamiamo questo, con un unico nome a lui congeniale, Pedagogo . Il Pedagogo infatti ha a che fare con la guida pratica, non con l'indagine