Passa ai contenuti principali

I Sofisti

Anticamente il termine sophistés era sinonimo di sophós (saggio) ed era riferito a chi possedeva attivamente una vasta e poliedrica conoscenza. Sophistés erano detti ad esempio i Sette Savi che Platone elenca nel Protagora. Nel V secolo a. C. si chiamarono invece “sofisti” quegli intellettuali stranieri che della sapienza facevano una professione, insegnandola scandalosamente dietro compenso, così che Senofonte poteva definirli «prostituti del sapere».
Ciò che caratterizza i sofisti è appunto ìil loro proporsi come maestri di virtù, che essi intendono nel modo dei poeti della tradizione greca, da Omero a Solone, nei termini della formazione politica del cittadino.
Solone aveva dedicato a se stesso, quale costruttore di giustizia (eunomie, vita civile), la lode del poeta. Sulla stessa linea di continuità si porranno dunque i sofisti, per i quali, somma aretéé il sapere, cioè quel particolare tipo di formazione spirituale che è richiesta al cittadino nella polis del V secolo. In questo momento, infatti, la città-stato non si regge più su norme divine e principi immutabili, ma su leggi e decisioni prese nell’agorà e nella boulé, in base al prevalere di una fazione sull’altra e di un’opinione su un’altra. E’ quindi diventato indispensabile per l’uomo libero che partecipa alla vita pubblica, il possesso di tecniche retoriche e dialettiche capaci di rendere persuasiva la parola.

Commenti

Post popolari in questo blog

LA RELAZIONE EDUCATIVA

La relazione rappresenta una delle caratteristiche distintive della figura dell’educatore professionale e della sua “missione”, il modo attraverso il quale le intenzioni educative diventano lavoro e risultati educativi. Laddove non c’è relazione interpersonale non c’è la possibilità di dare seguito alle intenzioni educative e, conseguentemente, espirare a ottenere dei cambiamenti. Oltre che sulla relazione interpersonale, l’atto educativo si fonda sulle prospettive della globalità (considerare l’insieme della persona), dell’operatività (l’azione operativa deve tener conto del futuro), dell’integrazione individuo/società nella direzione dell’autoeducazione (l’educazione deve stimolare l’autonomia personale) e nella direzione del principio di realtà (l’educazione stimola la comprensione dei limiti). La relazione presenterà sfumature diverse a seconda che l’incontro si realizzi in luoghi aperti e destrutturati, per esempio gli ambiti dell’educativa di strada, o in luoghi chiusi e struttur

L'educazione del cavaliere

L' educazione cavalleresca , che è rivolta ai membri dell'aristocrazia non destinati alla carriera ecclesiastica. L'educazione cavalleresca è quindi la prima forma di educazione laica medioevale. Importante, sull'epopea cavalleresca, il poema della Chanson de Roland , scritta in francese nella seconda metà dell'XI secolo: si tratta di una chanson de geste appartenente al ciclo carolingio. Al futuro cavaliere vengono insegnati la lealtà al proprio signore e la fedeltà agli impegni assunti. Egli deve imparare anche a prendersi cura dei deboli e indifesi , come le donne e i bambini. Suo compito però sarà anche la difesa della Chiesa e della fede: suoi nemici saranno anche gli eretici e gli infedeli. Quindi le virtù morali e cristiane, insieme alla cortesia , sono fondamentali per il cavaliere. I cavalieri sono uomini di guerra: tuttavia è un loro punto d'onore di comportarsi "cavallerescamente" con i loro nemici. A un certo momento que

Il Logos Pedagogo

Clemente Alessandrino, direttore del Didaskaleion di Alessandria d'Egitto, riprendendo l'espressione del Vangelo di Giovanni che parla di Cristo come Logos, cioè Verbo di Dio, ne individua tre funzioni, che ricordano una tripartizione stoica: logos protrettico, cioè "esortatore", Logos pedagogo e Logos didaskalikos, cioè "istruttore". A ciascuna delle tre funzioni doveva corrispondere un'opera; la terza però, che probabilmente doveva intitolarsi Il Maestro, non è stata mai scritta. Clemente recupera il termine "pedagogo" nel significato greco di "guida": ma se il pedagogo greco accompagna a scuola l'allievo e lo segue nelle sue attività, cui il Pedagogo, che è Cristo, conduce a Dio, che è il Maestro, colui dal quale proviene ogni realtà e ogni verità. Dio = Maestro Chiamiamo questo, con un unico nome a lui congeniale, Pedagogo . Il Pedagogo infatti ha a che fare con la guida pratica, non con l'indagine