- Il buon funzionamento di uno Stato dipende dall’educazione dei suoi cittadini. Per gli egizi l’educazione dei loro figli era di primaria importanza, quindi, già dalla più tenera età, li istruivano in un clima di uguaglianza: colui che era nato da un contadino poteva, in teoria, formarsi accanto al figlio del faraone.
- La scuola fu istituita solo quando fu necessario riorganizzare tutta l’amministrazione. Il metodo utilizzato si basava sullamemorizzazione e la copiatura; questo era l’apprendistato della maggior parte dei funzionari e degli scribi, poiché dovevano essere in grado di redigere i testi religiosi e quelli amministrativi. Il libro di base degli studenti era la Kemit, una specie di manuale con un compendio di tutte le materie.
- I metodi utilizzati dai maestri erano molto diversi da quelli della pedagogia attuale:gli alunni egizi ricevevano abitualmentebastonate erano sottoposti persino a periodi di reclusione.
- I bambini di cinque anni andavano nelle scuole che si trovavano accanto ai templi; chiamate anche “case della vita”, erano riservate agli scribi, per accedere all’amministrazione dello Stato. Gli esercizi venivano svolti su tavole di legno imbiancate, che potevano essere riutilizzate lavandole; il papiro, il materiale più costoso, veniva invece usato ai livelli di istruzione superiori.
- Di primaria importanza era la devozione filiale, il rispetto verso gli anziani e il diritto alla libertà di ogni individuo; questo tipo di insegnamento morale veniva impartito in casa e tramandato di padre in figlio.
I monasteri , che sorgono in tutta Europa intorno al V secolo, si caratterizzano oltre che per essere luoghi di culto , anche per essere centri di formazione dei futuri monaci . Qui, accanto alle pratiche di fede , i giovani, destinati alla vita monastica, apprendono la lettura e la scrittura utilizzando soprattutto i testi sacri. All'indomani della riforma voluta da Carlo Magno, gradualmente le scuole monastiche , come abbiamo visto, cominciano ad accogliere anche gli allievi che non intendono pronunciare i voti. Per evitare il sovraffollamento che si determina, Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno, nell'817 vieta l'accesso ai monasteri a coloro che non prenderanno i voti. Alcuni monasteri, incuranti dell'ordinanza, continuano a far convivere al loro interno due distinte scuole, per chierici e laici . Un esempio è il monastero di San Gallo in Svizzera, sorto nella prima metà del IX secolo che, anche in regime di divieto, in un'ala separata da ...


Commenti
Posta un commento